Inno ai Bisiachi
Si intitola “Inno ai Bisiachi” ed è un omaggio in musica che il Gruppo Costumi Tradizionali Bisiachi ha voluto rendere alla propria terra diventando curatore editoriale del brano presentato in anteprima assoluta alla nona edizione del CantaFestival de la Bisiacaria il 27 ottobre 2012, destando la reazione sorpresa ed entusiasta del folto pubblico e degli organizzatori stessi.
L'autore del testo è Livio Glavich, in arte “El Giga”, scrittore eclettico e prolifico, indissolubilmente legato alla sua zona d'origine, ma anche interprete struggente dell'animo umano, ironico fustigatore dei grandi vizi degli Italiani e delle loro piccole manie, tanto pungente nella sua satira quanto evocativo nella sua poesia.
La musica è di Massimiliano Natali e Caterina Biasiol: giovane compositore e versatile musicista lui, maestra del Gruppo con una lunghissima esperienza corale alle spalle lei. Insieme, hanno saputo tradurre le parole di Glavich in una godibilissima polka, dal ritmo brioso ed immediatamente orecchiabile, che evoca le ottocentesche danze boeme da cui trae origine.
Tutto nasce da un'idea che il Gruppo meditava da tempo: girando l'Europa durante le trasferte era subito apparso più complicato parlare della Bisiacaria, quando nessuna carta geografica ne attesta l'esistenza e quando manca persino una canzone simbolo con cui identificarsi, come invece avviene per i più famosi motivi triestini o friulani.
Come spesso accade, l'intenzione rimasta a lungo nell'aria si è poi concretizzata sorprendentemente nell'arco di una sola giornata: l'incontro di Glavich con la coppia Natali-Biasiol ha generato un'immediata e fortunata intesa, tanto che l'estro creativo dell'uno si ha ispirato la produzione musicale degli altri e ne è sorto un connubio perfetto.
Poche ore d'ispirazione sono bastate a Glavich per richiamare in una composizione poetica i riferimenti ad un territorio e al suo popolo, alla voglia di vivere e al desiderio di compagna, al senso di identità che accomuna anche chi vive lontano.
E, sempre in poche ore, gli autori della musica confezionano sul testo un movimento allegro e popolare, con un arrangiamento volutamente semplice, adatto ad essere cantato e ballato da chiunque e dovunque, con l'accompagnamento di strumenti musicali tradizionali come chitarra e fisarmonica proprio come le canzoni folk.
Questa canzone è quindi un inno proprio per la sua genesi, poiché nasce come composizione poetica abbinata alla musica; la sua forma ricalca quella della “canzonetta”, nella sua originaria versione, con brevi strofe variamente rimate ed una frase molto incisiva alla fine. L'argomento, in questo caso, non è n´ aulico né patriottico, ma legato alle vicende di gente umile, che da sempre resiste alle avversità in attesa di tempi migliori.
Come il “Canto degli Italiani” di Mameli si appella all'orgoglio di un popolo e ne ricostruisce la storia, delimitando lo spazio geografico di appartenenza, così questa canzone celebra il paesaggio, compreso tra monti e mare, di una terra attraversata dal fiume e ricostruisce le origini contadine dei suoi abitanti, che negli anni hanno finito per fare in giro per il mondo i più disparati mestieri.
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